Paola mattioli

riconoscimento alla carriera 2023

Paola Mattioli / L’infinito nel volto dell’altro

Paola Mattioli è la vincitrice del Riconoscimento alla
Carriera, dedicato ad Arturo Ghergo, dell’ottava edizione del Festival di Fotografia a Montefano.

Volti tesi e rilassati. Sguardi diretti e profondi. Gesti aggraziati e sinuosi. Brevi paesaggi umani. Immagini seriali e incisive che godono dell’attesa, di quell’istante ambiguo in cui tutto può ancora accadere, poiché niente è avvenuto veramente. Dall’altra parte, eteree assenze che chiamano il presente. Un gioco di pieni e vuoti sensoriali, contrapposizioni e sintonie formali, mai commoventi, sempre taglienti. Poi ancora il lavoro fotografico inteso come necessità, come prolungamento dei sentimenti più intimi e la determinazione legittima a voler uscire dalla ristrettezza dei generi precostituiti: la fotografia in fondo è uno strumento di liberazione. Pertanto, è come se ogni frammento di vita emettesse un suono familiare, una voce capace di urlare forte il nome di Paola Mattioli. Un richiamo viscerale che la esorta a rispondere, in totale onestà, attraverso scatti intrisi di euforia poco edulcorata e scevri da qualsivoglia bisogno onirico. Ed ecco che all’improvviso non ci sono più soltanto ritratti; quei micro-mondi indiscreti, ermetico rifugio del singolo, si sdoppiano, assumono forme plastiche per accogliere nuovi soggetti.

Emerge allora una dimensione concettuale, ancor più sperimentale, che prende il nome di progetto. Sotto il suo manto operativo si susseguono scritture iconografiche consapevoli, si sommano immagini volute a fotogrammi costruiti e momenti provocati. Ne consegue la volontà di trovare una risposta al vincolo della percezione e dell’essere percepiti: cosa si cela davvero oltre lo sguardo? Una soluzione che, per volere semiotico, deve necessariamente essere ricercata nei dedali psichici e attuata per mezzo di una perpetua messa in discussione delle evidenze fattuali. In questo modo la memoria personale abbandona la sua centralità rappresentativa per farsi litania lontana. Mentre l’esperienza visiva diviene alla portata di tutti e, finalmente, le immagini si alleggeriscono dell’incostante e insistente “voler significare qualche cosa” e restano leggere sinfonie narrative. In questo modo sorrisi accennati, sguardi negati, schegge architettoniche compongono un linguaggio universale dove è possibile riconoscere negli occhi dell’altro anche una lacrima di sé stessi.
Infine un altro cambio di rotta, questa volta manovrato da un sentimento terreno che conduce l’obiettivo indagatore di Paola in un contesto sfuocato e inesplorato, l’Africa femminista. Qui la sua pratica fotografica compie un’ulteriore metamorfosi espressiva. Essa assume una connotazione pseudo-politica trasformandosi in una testimonianza culturale abile a riesumare le storie di quelle donne che, con astuzia mitologica, hanno saputo rovesciare le sorti della loro marginalità sociale.

All’atto pratico Paola, senza mai pronunciare parole, sembra ribadire ogni volta che la bellezza non è una invenzione umana. È lì, a portata di mano e uno dovrebbe prenderla al volo. Per ciò che vale. Per ciò che conta in quel momento. Quindi Paola scava nel suo pianeta autoriale per mescolare il bianco e nero con il colore, per scovare cose rare e private e mettere un poco di ordine allo svogliato e pensieroso percorso che la porta ad eseguire i ritagli delle sequenze che sempre si congiungono con i pensieri laterali. Sono forse queste riflessioni estemporanee, dal sapore inquieto, il motivo per cui le sue fotografie vanno d’accordo fra di loro; perché quel conflitto che traspare dal quotidiano, fotogramma dopo fotogramma, sopperisce all’ombra delle sue contraddizioni esplodendo in energia positiva. Così, attraverso sequenze ravvicinate, racconti intellettuali, ma anche scenografie estatiche, Paola Mattioli sceglie di mettere insieme l’eleganza con lo spirito, lo sguardo con la mente e, soprattutto, lei con gli altri.

Biografia

Nata nel1948, vive e lavora a Milano dove ha studiato Filosofia e si è laureata con una tesi sul linguaggio fotografico. Esplora ambiti teorici e politici che vanno dall’interrogazione sul vedere al linguaggio, alla differenza femminile, dal lavoro operaio ai sedimenti della storia. Tra le mostre: Immagini del no, 1974; Donne allo specchio, 1977; Cellophane, 1979; Statuine, 1987; Regine d’Africa, 2004; Consiglio di Amministrazione, 2006; Fabbrico, 2006; Una sottile distanza, 2008; Mémoires d’Afrique, 2016; Nero, bianco e un punto di rosso, 2017; Emergenza Libertà, 2019; Quattro stanze. Quattro storie, 2022.

La mostra Altra misura (2015), a cura di Raffaella Perna, ha riproposto i suoi lavori sulle donne nell’ambito del femminismo degli anni ’70, esposti poi nella mostra TV 70 Francesco Vezzoli guarda la RAI (2017) e nella mostra Il soggetto imprevisto (2019).

Nel 2016 Cristina Casero ha pubblicato la prima monografia sul suo lavoro: Paola Mattioli, Sguardo critico di una fotografa, Postmediabooks. Nel 2023 è stato pubblicato il libro Paola Mattioli, L’infinito nel volto dell’altro. Sul ritratto fotografico, a cura di Francesca Adamo, postfazione di Raffaella Perna, Mimesis Edizioni.

Paola Mattioli